Dressage da spettacolo o dressage corretto?

“Oggi il pubblico cerca lo spettacolo, anche se di cattiva qualità. Nel 2010 un giudice dichiarò pubblicamente: «Dovevamo scegliere tra lo show e l’addestramento corretto e abbiamo scelto lo show». E’ una dichiarazione rivelatrice, di cui quella persona ignorava certamente la portata.

Questa dichiarazione fu resa durante una Kur, a cui partecipavano i primi tre classificati di un campionato per giovani cavalli. Contrariamente alla finale ufficiale del mattino, la Kur serale è tradizionalmente considerata una specie di spettacolo senza un reale valore tecnico. I cavalieri, i giudici e gli allenatori la considerano come una «esibizione per divertimento», le prestazioni vengono normalmente valutate dal 9 in su e l’obiettivo è far divertire (forse) il pubblico.

Cavalieri e organizzatori fanno del loro meglio per presentare il dressage in modo appetibile per il pubblico, ma il lato negativo è che questo genere di esibizioni ha comunque un valore di esempio per il mondo equestre. Generalmente le tribune attirano più spettatori in notturna, mentre al mattino la finale ufficiale è seguita soprattutto da un pubblico ristretto: professionisti e operatori del settore. Il pubblico serale è molto più vario; si vedono cavalieri che montano senza alcuna finezza, spingono i cavalli al massimo, mostrando falcate contratte, deterioramento del ritmo e mancanza di sensibilità. Ma apparentemente questo non disturba nessuno, l’importante è che l’atmosfera si scaldi, gli spettatori applaudano e tornino l’anno dopo magari ancora più numerosi.

Gli spettatori competenti, i giudici e anche i cavalieri sanno perfettamente che si tratta di un’esibizione per il grande pubblico e che i giudici non applicano i consueti metri di giudizio. Punteggi di 9 e oltre sono assolutamente eccezionali in dressage.. Tuttavia, questa ripresa-spettacolo – che chiamerei la Show-Kur – conta come una prova normale di dressage ed è ben quotata. Chi è davvero competente, ma non conosce i retroscena, non può che irritarsi constatando che i migliori punteggi sono attribuiti a presentazioni che spesso non corrispondono ai criteri fondamentali del dressage.

Nel 2010 la vincitrice della finale del Campionato tedesco non volle spingere il proprio cavallo di sette anni nella Kur allo scopo di ottenere il massimo di «impulso» ed «espressività»; alla fine si piazzò «solo» terza, perché aveva preferito presentare una prova corretta anziché rischiare il tutto per tutto spingendo al limite il giovane stallone per dare spettacolo. Un altro cavallo di 7 anni uno di 9 furono spinti al massimo; il risultato fu un’assenza totale di armonia, con il difetto di ritmo, decontrazione e contatto. Alla premiazione, questi due cavalli non erano certo sereni, erano sovraffaticati e nervosi.

Può essere che, una tantum, questo tipo di esibizioni spettacolari non provochi danni alla salute del cavallo – sempre a condizioni che gli si conceda una lunga pausa per rigenerarsi, per poi riprendere a lavorare correttamente secondo la scala dell’addestramento – ma non posso pensare che un addestratore dotato di un minimo di sensibilità riesca a infliggere a cuor leggero una tale pressione al proprio cavallo.
Mi chiedo se questo tipo di sforzo non faccia regredire la formazione del cavallo e non guasti per sempre il rapporto di fiducia con il cavaliere”. (Gerd Heuschmann, “Alla ricerca dell’equilibrio”, Equitare edizioni 2018, pp. 115-116).

 

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L’importante testo va ad aggiungersi alle altre opere di Heuschmann disponibili per il pubblico italiano sempre grazie ad Equitare, l’unica casa editrice, in Italia, specializzata dal 2001 in equitazione, benessere e cura del cavallo. Trattasi di Der Finger in der Wunde –Il dito nella piaga. Ciò che i cavalieri devono sapere per mantenere in salute il proprio cavallo” del 2006 (clicca qui) che, tradotto in undici lingue, è diventato uno dei libri di equitazione più letti, e “Il mio cavallo tiene il naso in avanti. La felicità dei cavalli di domani è nelle mani dei ragazzi di oggi” del 2009 (clicca qui).

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